E come ecologia, l'ecologia invisibile del cambiamento. Quella che quando cambi tu, cambia il mondo intorno a te
- Maria Elena Basso
- 17 nov
- Tempo di lettura: 4 min
C'è un momento, in ogni percorso di coaching, che mi affascina sempre. Ed è accaduto anche in questi giorni: quando il cliente arriva in sessione con una certa luce negli occhi, quella che dice "ci sono, qualcosa è scattato" e poi, quasi di sfuggita, dice: "Sai, è strano... ma da quando ho iniziato a cambiare io, anche mio marito/la mia socia/il mio team si comporta diversamente. Come se avessero captato qualcosa nell'aria."
E ogni volta sorrido perché non è magia, si chiama ecologia.
Il sistema che respira con te
Nel coaching parliamo molto di ecologia del cliente, ossia di quella rete invisibile di relazioni, abitudini, ambienti e dinamiche in cui ciascuno di noi vive immerso come un pesce nell'acqua. È il nostro ecosistema personale e professionale.
Ma c'è un aspetto di cui si parla meno e che invece ritengo cruciale: quando tu cambi, la tua ecologia deve necessariamente trasformarsi. Non può restare identica a prima. È impossibile.
Facciamo un esempio pratico, immagina di decidere di smettere di essere "quello che dice sempre di sì". Inizi a stabilire confini, scegli dove investire il tuo tempo e la tua energia, cominci a dire qualche "no" con tatto ma fermezza. Cosa accade? Il tuo team, i tuoi colleghi, forse anche il tuo partner, si trovano di fronte a una versione nuova di te e devono ricalibrarsi, devono prendere nuove misure di comportamento.
Alcuni proveranno curiosità, altri faranno resistenza, qualcuno potrebbe persino allontanarsi.
È qui, a questo punto, che il percorso si fa interessante.
La danza del cambiamento sistemico
Ciò che spesso non viene messo in risalto è che la trasformazione personale non è un evento solitario. È come un sasso gettato in uno stagno nel quale le onde si propagano in modo inevitabile.
Ancora un esempio: quando un libero professionista decide di riposizionarsi e, presa consapevolezza del suo valore, smettere di svendere il proprio valore, non cambia solo il suo tariffario. Cambia il tipo di clienti che attrae, le conversazioni che avrà, persino il modo in cui i vecchi clienti lo percepiscono.
Oppure quando un manager impara a delegare davvero, non solo formalmente, ma con fiducia autentica, il suo team inizia a crescere, ad assumersi responsabilità nuove, a sorprenderlo a volte. Ma questi deve anche accettare che qualcuno potrebbe sbagliare, che il controllo totale era un'illusione rassicurante per lui.
Ecco allora che la tua ecologia si riassesta e questo può portare a sentirsi destabilizzati quanto il cambiamento stesso.
La responsabilità nascosta del coach
Ed è qui che si inserisce una responsabilità spesso sottovalutata: il coach deve preparare il cliente a questa trasformazione sistemica, con domande che aiutino il cliente a prendere coscienza e consapevolezza.
Non basta accompagnare qualcuno a diventare la versione migliore di sé, è anche necessario sostenerlo quando scopre che il mondo attorno non applaudirà necessariamente al primo tentativo, e anzi, potrebbe fare resistenza.
"Ma io sto solo migliorando!", mi diceva qualche giorno fa una cliente, imprenditrice brillante. "Perché allora la mia socia sembra quasi infastidita?"
Perché il cambiamento di uno, squilibra il sistema che aveva trovato un suo equilibrio precedente e il sistema, per natura, cerca l'omeostasi.
Il compito di un coach è rendere il cliente consapevole di questa dinamica, prepararlo (con domande adeguate) al fatto che alcune relazioni si evolveranno, altre potrebbero finire, che nuove porte si apriranno, ma forse dovrà abbandonare vecchie stanze.
Non si tratta di pessimismo, ma di saggezza ecologica.
Sostenere il coraggio di disturbare l'equilibrio
C'è un'esigenza implicita nel cambiamento consapevole ed è saper abitare la transizione senza tornare indietro per paura di scuotere il sistema.
Perché, diciamocelo, di fronte ai primi segnali di cedimento del vecchio sistema la tentazione di tornare indietro è davvero forte. Quando vedi che il tuo nuovo modo di essere crea attrito e la voce del sabotatore interno ti sussurra: “Vedi? Meglio tornare come prima. Almeno era tutto più semplice, tutto più chiaro. Mai lasciare la strada nota per quella sconosciuta."
Ma qui è bene chiarire che semplice non significa necessariamente sano e che comodo, confortevole, noto non significa vero.
Un coaching che accompagna include questo: aiutare il cliente a restare saldo mentre la sua ecologia si riorganizza. A non scambiare il disagio temporaneo degli altri per un errore personale, a distinguere tra relazioni che si stanno adattando e relazioni che erano funzionali solo alla vecchia versione di sé.
È sicuramente un passaggio delicato, ma necessario.
E tu?
Se stai attraversando una trasformazione o stai per iniziarne una, fermati un attimo.
Osserva la tua ecologia. Chi ti circonda? Quali dinamiche la reggono? E soprattutto: sei pronto ad accettare che, cambiando tu, anche il tuo mondo dovrà trovare un nuovo equilibrio?
Non è una domanda retorica, è un invito alla consapevolezza per decidere con libertà.
Perché il vero cambiamento non accade nel bel mezzo del nulla pneumatico. Accade nel pieno della vita, delle relazioni, nel caos magnifico, complesso a volte scomodo e pieno di imprevisti del quotidiano.
E forse, proprio per questo, è così profondamente trasformativo.
Quale parte della tua ecologia sta già iniziando a muoversi? Mi piacerebbe conoscere la tua esperienza.




Commenti