top of page

Dove nasce un cambiamento

  • Immagine del redattore: Maria Elena Basso
    Maria Elena Basso
  • 12 ago
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 13 ago

Non si cambia davvero solo perché si deve.

Non si cambia nemmeno perché la moda lo richiede o perché qualcuno ci dice: “Dovresti cambiare.”

Il cambiamento autentico, quello profondo, trasformativo, quello che arriva a modificare la traiettoria della nostra vita, nasce quando finalmente iniziamo ad ascoltarci. Quando quella voce interiore, che da tempo bussa, chiede spazio, desidera di essere ascoltata e poi all’improvviso non la senti più.


Il coaching, per me, è esattamente questo: un viaggio di consapevolezza.

Ossia è un cammino di ri-connessione con se stessi, un percorso di nuova conoscenza e anche di trasformazione.

Possiamo farlo da soli, certo. Ma in due accade qualcosa di nuovo e più stimolante: la presenza di una persona diversa da noi ci permette di aprire prospettive diverse, ci aiuta a fare luce sulle nostre zone d’ombra e ci rivela parti di noi che da soli non riusciremmo a vedere. Insomma, diventa un po’ il nostro specchio attraverso il quale possiamo osservarci, proprio perché è difficile vedere ciò che è nel nostro punto cieco ed è lì che spesso si nasconde il nodo o la svolta.

Penso, per esempio, a una giovane donna, responsabile marketing in una grande azienda, che alla prima sessione mi disse: “Maria Elena, mi sento stretta, quasi soffocare, nella mia stessa vita. Tutti pensano che io abbia successo, ma io non mi ritrovo più.”

Il suo problema, in verità, non era il lavoro, era piuttosto il suo dialogo interiore al quale non aveva mai prestato veramente attenzione e lo dava per scontato. Dentro di lei c’era una vocina che da anni le ripeteva all’infinito di non deludere nessuno, di essere sempre all’altezza delle situazioni, impeccabile, efficiente, sempre disponibile.

Insieme abbiamo iniziato a fare spazio a una voce diversa, più matura ed equilibrata. Non ci sono state ricette magiche o soluzioni preconfezionate, ma l’ho aiutata ad ascoltarsi, attraverso domande (a volte scomode) e momenti di silenzio.

Con calma e con i suoi tempi, ha fatto un salto di qualità nella sua vita. Non ha cambiato lavoro, ma ha cambiato modo di ascoltarsi e di dialogare con se stessa.


Il coaching è un cammino che si fa in due, ma la guida sei sempre tu.

Io non sono lì per dare spiegazioni su chi sei o per dirti cosa fare. Sono accanto a te, non davanti né sopra di te, in una relazione alla pari dove non sono io quella che ne sa di più, ma dove ognuno porta il proprio valore: tu, con la tua esperienza e la tua vita; io, con strumenti, metodo e uno spazio sicuro in cui tu puoi esplorare.

Il mio compito come coach è essere completamente presente, ascoltandoti e portando domande che non nascono dalla curiosità, ma dal desiderio di aiutarti a vedere con più chiarezza.

Il mio obiettivo è creare un ponte che parte dal presente verso il tuo futuro per la realizzazione di ciò che desideri, accompagnandoti durante l’attraversamento di quello stesso ponte.

Nello spazio della sessione di coaching non c’è giudizio, ma sostegno; qui puoi finalmente rallentare e permetterti di osservarti per decidere cosa è utile tenere e cosa lasciare andare.


Il mio coaching si basa sul rispetto sacro della tua unicità, del tuo ritmo, del tuo tempo. Non ti do risposte, ma ti accompagno a far emergere le tue, perché io credo che ogni persona, se adeguatamente supportata, abbia già dentro di sé le risorse per scegliere, crescere e cambiare.

Il mio compito come professionista è aiutarti a ricordare chi sei davvero, a farti da specchio, con onestà e cura, affinché tu possa riscoprire la versione più autentica e coraggiosa di te.


Un passo avanti verso la svolta

Un altro esempio di cambiamento che mi è capitato di recente, riguarda un ragazzo che non riusciva a sostenere la pressione della scuola: “Io vivo le interrogazioni con terrore, perché so già che il voto mi esploderà in faccia.”

Con un pensiero così, diventa davvero difficile affrontare non solo la scuola, ma la vita in generale. 

E quanti, come lui, si muovono nel mondo con convinzioni che limitano il pensiero, l’azione e la propria libertà? Anche nel suo caso non aveva mai ascoltato il modo in cui si parlava, un modo distruttivo. 


Il cambiamento non nasce nel frastuono delle nostre giornate, né nella corsa continua tra un impegno e l’altro, perché in entrambi i casi siamo sulla ‘ruota del criceto’. 

Al contrario questo a volte ha bisogno di immobilità o lentezza, di mettere in pausa tutte le notifiche che riceviamo e creare quel silenzio che ci permette di ascoltarci; mentre altre volte può nascere da una pausa che ci concediamo, magari anche con gli amici in spiaggia.


Ecco: una sessione di coaching è proprio questo, spazio, tempo, cura di sé.

Dunque, un momento dove puoi confrontarti con un altro essere umano ma che ha gli strumenti giusti e la preparazione per ascoltarti con mente aperta, senza pregiudizi.

Qui puoi metterti in gioco, cambiare prospettiva, iniziare a guardarti da punti di vista diversi, così come guardare il mondo che ti circonda, ma in modo nuovo.


E poi, all’improvviso, torna il sorriso magari dopo mesi di difficoltà, di lotta interiore. In quel momento sai di aver vinto TU. Hai chiuso un ciclo e ora sei pronto per un nuovo capitolo della tua vita. 


Perché ho scelto di essere una coach

Faccio questo lavoro perché credo profondamente in ogni persona che ho davanti.

Anche e soprattutto quando quella persona ha smesso di crederci.


Ho visto occhi spenti tornare a brillare, ho visto professionisti che si sentivano intrappolati dentro ruoli, responsabilità e aspettative riscoprire il senso di ciò che fanno.

Ho visto uomini e donne rimettere insieme i pezzi e tornare a scegliere e non solo a reagire.

E ogni volta che accade, io mi emoziono. Perché non c’è nulla di più potente di un essere umano che si riappropria della propria identità, libera e completa.


Penso, per esempio, a un manager con grandi responsabilità e un team difficile da gestire.

Quando è arrivato da me, era esausto. Sconfortato mi disse che tutti lo percepivano come competente, brillante, ma aveva notato che intorno a lui c’era il vuoto e aveva finito con il sentire quello stesso vuoto anche dentro se stesso. Continuava a ripetere: “Sembro efficace, ma non riesco a sentire il mio team, a collaborare davvero con loro.”

Non cercava consigli. Cercava un luogo dove fermarsi a riflettere e ritrovarsi.


Durante il nostro percorso, ha cambiato prospettiva: ha imparato a mettere in pausa l’automatismo del “fare” per tornare a “sentire” e ascoltare in modo nuovo le persone con cui collabora.

Ha scoperto che il suo vero punto di forza non era la perfezione, ma la presenza.

Ha cominciato a guidare il suo team con più autenticità, lasciando spazio anche alle sue emozioni, ai dubbi condivisi, al confronto con gli altri.

E lì, qualcosa si è trasformato sia dentro che fuori di lui. La sua capacità di leadership è rimasta e anche rafforzata, proprio perché è diventata vera, sincera, aperta.


Dopo venticinque anni, passati nei cieli come hostess, mi piace usare una metafora che mi porto dal mondo dell’aeronautica: oggi accompagno persone a spiccare il loro volo.

Quando vedo spuntare le ali ai miei coachee — che siano ali leggere come quelle di una farfalla o potenti come quelle di un’aquila — so che quel volo è solo loro, ed è tutto ciò che conta.


E non credo al cambiamento come teoria. Ci credo perché l’ho vissuto sulla mia pelle.

Anch’io, anni fa, ho attraversato un ponte. Ho lasciato un’identità comoda ma che non era più adatta a me, e ho scelto di ascoltare la voce che chiedeva altro.

Quella voce che oggi riconosco anche negli altri e che, come coach, aiuto ad onorare.


Se qualcosa in queste parole ti ha risuonato, forse è il momento di iniziare il tuo viaggio.


Tuttavia, il coaching non è una bacchetta magica, ma una lanterna.


Il coaching non ti evita la fatica. Anzi a volte ti spinge proprio dove tu non vorresti andare. E riconosco che spesso è faticoso stare in sessione con qualcuno che ti pone domande alle quali talvolta non hai risposta. Ma è proprio lì che c’è il salto verso il cambiamento. E io sono lì, con te, non per dirti cosa fare o pensare ma come semplice strumento di riflessione.


Considero ogni percorso unico e ogni storia che mi viene affidata, un onore.

Entro in punta di piedi nella vita delle persone, perché quello è uno spazio sacro.

E ogni piccolo passo che la persona compie verso il suo cambiamento è, per me, un gesto di coraggio che merita rispetto e riconoscimento.


Il coaching non è per chi cerca scorciatoie.

È per chi è pronto a smettere di sopravvivere e iniziare a vivere e… a volare!

Con autenticità. Con libertà. 


 
 
 

Commenti

Valutazione 0 stelle su 5.
Non ci sono ancora valutazioni

Aggiungi una valutazione
bottom of page
Privacy Policy Cookie Policy